La costruzione della scuola risale al 1928 ed era inizialmente composta dalle due palazzine ancora oggi utilizzate per attività sussidiarie, la “Bertarelli” e la “Carlo Erba” che vengono inaugurate nel 1937.
Un ampliamento successivo avvenuto nel 1975 porta la scuola alle dimensioni attuali. Venne aggiunta in quell’occasione la scuola materna, una costruzione in legno separata dagli altri edifici e posta al centro del grande piazzale lungo il quale si distribuiscono le aule.
La struttura in legno è ora sostituita da un basso edificio in muratura costruito a seguito di un incendio che la colpì, fortunatamente in orario extra-scolastico, verso la fine degli anni ’80.
Inizialmente la scuola di via Cesari fu progettata per essere una scuola a “statuto speciale” ovvero un istituto d’accoglienza per “bambini gracili” che non seguiva il normale programma didattico ministeriale ma che come altre scuole di Milano (scuola del Parco Trotter, scuola Tarra, scuola Pizzigoni, Istituto dei Ciechi) seguiva programmi particolari e calibrati nell’ottica di rispettare e soddisfare le esigenze dei suoi giovani frequentanti.
In questo si distingueva rispetto alla vicina scuola elementare sorta in via Passerini nel 1923 e anch’essa tutt’ora esistente.
Il territorio circostante alla scuola Duca degli Abruzzi si trovava in un’area connotata esclusivamente dalla sua vocazione agricola, circondata da prati e orti: la grande pianta di gelso che ancora troneggia alle spalle della palazzina Carlo Erba è testimone di un passato dove la coltivazione dei gelsi su larga scala fece di Niguarda un paese dove la lavorazione dei bachi da seta rappresentò una delle prime e più importanti forme di sussistenza degli abitanti.
Si presentava a tutti gli effetti una scuola di campagna pur essendo distante a pochi km dal centro di Milano, dove era possibile, grazie anche al dislivello che Niguarda ha rispetto a Milano, respirare aria buona. Che l’aria di Niguarda fosse buona è in effetti testimoniato anche dalla scelta di alcune ricche famiglie della borghesia milanese, che fin dai secoli precedenti decise di costruire qui le sue lussuose case di villeggiatura (villa Mellin, villa Trotti, villa Clerici..).
La scuola di via Cesari offriva dunque ai suoi allievi un programma che prestava attenzione non solo alla didattica d’insegnamento ma anche alla cura del corpo. La palazzina Carlo Erba ospitava una sala medica delle più all’avanguardia e i ragazzini seguivano percorsi di elioterapia, diete speciali mirate a rinforzarne la gracilità, lezioni all’aperto per respirare aria buona, aerosol lungo i mesi invernali e miracolose immersioni a mezzo busto nelle rogge del Seveso situate nei pressi della scuola che nell’epoca precedente all’industrializzazione del nord-Milano non erano affatto inquinate.
Il carattere “speciale” della scuola rimase anche dopo che la sua specificità venne tolta dal provveditorato negli anni del dopo guerra e adeguata agli standard richiesti dal programma ministeriale. Tuttavia, come anche per le altre scuole “speciali” rimasero alcune caratteristiche particolari per esempio nell’adozione del “tempo pieno” per quanto riguarda l’orario e nell’essere denominate in alcuni casi come nel nostro “scuole all’aperto”.
Nonostante la forte crescita delle aree edificate, la scuola rimane infatti immersa nel verde, affiancata al confinante Parco Nord e conservando al suo interno ampie porzioni di spazi verdi utilizzati per attività didattiche parascolastiche.
A partire dagli anni ‘50 fino ai primi anni ’80 la scuola ospita alcuni animali da fattoria e negli anni ’70 viene costituita una piccola cooperativa gestita dagli alunni insieme ai docenti. Si vendono i prodotti dell’orto e il miele delle arnie: anche la ripartizione delle uova diventa pretesto per insegnare ed apprendere la matematica.
Attualmente la cooperativa non esiste più e gli animali via via sono andati scomparendo.
Anche la scuola non si chiama più “all’aperto” ma grazie alla preziosa sinergia che negli anni si è venuta a creare tra il corpo insegnanti e l’Associazione Genitori alcune parti all’aperto, come la serra, gli orti e le arnie stanno venendo pian piano ripristinate e rese produttive offrendo agli alunni un’occasione unica per recuperare nell’ambito delle ore scolastiche un rapporto con la natura e i cicli stagionali che spesso risulta di scarsa accessibilità per i bambini cresciuti in città.